Recuperato da Diego de Henriquez (Trieste 1909-1974) nel 1948, previa autorizzazione del Governo Militare Alleato che gli mise a disposizione anche un carrello per trasferire il sommergibile dalla banchina dello Scalo Legnami al colle di San Vito dove il collezionista aveva creato il più capiente dei suoi depositi, fu successivamente trasportato – assieme alla maggior parte dei beni della collezione, notevoli per dimensioni e peculiarità – sul Carso triestino nell’area di Trebiciano (Monte Calvo) dove si ipotizzava sarebbero stati costruiti dei grandi capannoni per l’erigendo Museo. Siamo nel periodo in cui il patrimonio museale è amministrato dal Consorzio per la gestione del Museo storico di guerra (1969-1988).
La costruzione della serie di sommergibili tascabili classe C.B., prodotta dal lombardo stabilimento Caproni, era incominciata un po’ in ritardo rispetto all’inizio del Secondo conflitto. Fabbricati in ventidue esemplari, lunghi 15 m e larghi 3, potevano raggiungere una velocità di 5 nodi in immersione e di 7 in emersione. Provvisti di due siluri da 450 mm e di un equipaggio di quattro persone, erano destinati prevalentemente alla difesa delle postazioni portuali.