Giovedì 28 dicembre alle ore 11.00, nella sala al primo piano del Museo, verrà inaugurata la mostra:
Il batiscafo ̋Trieste ̋: il progetto di Auguste Piccard, il sogno di Diego.
In occasione dei settanta anni dall’immersione record del batiscafo ̋Trieste ̋ nella Fossa Tirrenica
presso l’isola di Ponza, avvenuta il 30 settembre 1953, il Museo intitolato al collezionista triestino
ripercorre una parte della storia dell’eccezionale mezzo subacqueo attraverso i ricordi proprio di
Diego de Henriquez (Trieste 1909-1974) il quale, per primo in Italia, credette alla genialità e al
progetto di Piccard facendo sì che la città giuliana venisse indissolubilmente legata a un evento che
è rimasto nella Storia delle esplorazioni del nostro pianeta.
Un’esposizione di documenti d’archivio e bibliografici, di fotografie e di alcuni oggetti racconterà lo
stretto rapporto che dagli inizi degli anni Cinquanta si venne a creare tra Auguste Piccard
(Basilea1884-Losanna 1962), suo figlio Jacques (Bruxelles 1922-Ginevra 2008) e de Henriquez il
quale, entusiasta del progetto del professore svizzero, decise di sostenerlo mettendo a frutto le
proprie conoscenze per chiedere l’appoggio di aziende, enti e autorità di rilievo – non solo locali –
per un supporto tecnico e finanziario. Pagando, inoltre, di tasca propria molte delle spese legate alle
prime fasi di realizzazione dell’imbarcazione sottomarina.
Per la prima volta verranno esposti al pubblico alcuni documenti originali del carteggio Jacques Piccard – Diego de Henriquez che hanno permesso di ricostruire la storia della spedizione italo-
svizzera del batiscafo ̋Trieste ̋ mettendone in luce le finalità scientifiche e la passione visionaria ̋per il Bene dell‘Umanità ̋ che quel progetto collaborativo esprimeva per un mondo appena uscito
dalla spaventosa tragedia della Seconda Guerra Mondiale.
Indicative le parole con cui Auguste Piccard inizia il suo scritto del 1955 Dalla stratosfera agli abissi
marini:
̋Fu nella primavera del 1952 che mio figlio Jacques ed io accettammo la proposta giunta da Trieste, per
iniziativa del prof. Diego de Henriquez, direttore del Museo Storico, di costruire un nuovo batiscafo che
avrebbe portato il nome della città. E dobbiamo principalmente alla generosità italiana e svizzera di aver
potuto condurre a termine la prima serie delle nostre esperienze; ecco perché le bandiere dei due Paesi
sventolarono insieme sul Trieste ̋ .
Lo scafo-galleggiante del ̋Trieste ̋, infatti, fu costruito a Monfalcone dai Cantieri Riuniti
dell’Adriatico, presso le Acciaierie di Terni venne forgiata la cabina sferica e la Navalmeccanica di
Castellammare di Stabia eseguì l’assemblaggio dei vari pezzi mentre uomini e mezzi della Marina
militare italiana diedero il loro supporto logistico.
Negli anni immediatamente successivi al 1953 il batiscafo, pilotato da Jacques Piccard, eseguì diverse
altre immersioni nel Golfo di Napoli per osservazioni scientifiche con l’ausilio di scienziati e di
oceanografi specializzati.
Ed è lo stesso batiscafo che, acquistato nel 1958 dalla Marina americana e opportunamente
potenziato, nel 1960 toccò i 10.914 metri di profondità nel Challenger Deep della Fossa delle
Marianne, il punto più profondo del pianeta Terra.
Oggi il mezzo originale si trova al National Museum of the Us Navy di Washington (USA) assieme
alla cabina sferica forgiata a Terni nel 1953 e non nelle collezioni di Diego de Henriquez come lo
studioso triestino aveva sperato in un primo momento. Per vari motivi legati anche al difficile
contesto storico di Trieste di quegli anni, svanì il sogno di poter esporre nel Museo i due più
significativi mezzi pacifici di esplorazione creati dall’uomo nel Ventesimo secolo: il ̋Trieste ̋ e una
copia della cabina pressurizzata con la quale Auguste Piccard, nel 1932, – primo uomo nella storia –
eseguì l’ascensione nella stratosfera.
La mostra, curata da Antonella Cosenzi responsabile del Museo, è realizzata con la collaborazione
di Enrico Halupca che è stato il primo a valorizzare le testimonianze di Diego de Henriquez sull’argomento nel suo libro Il Trieste (Italo Svevo, Roma-Trieste, 2019) evidenziando la centralità del
collezionista soprattutto nella prima fase del progetto e mettendo in luce quanto egli si fosse
prodigato affinché la nostra città avesse un ruolo di primo piano in questa eccezionale vicenda. Per
l’occasione ha messo a disposizione materiale librario, alcuni oggetti e un filmato inedito
espressamente creato come introduzione alla mostra.
Si accede alla mostra con il biglietto d’ingresso al Museo.